Scadenza dei cibi e degli alimenti: 5 cose da sapere

Ogni giorno in cucina combattiamo una battaglia coi cibi: non siamo riusciti a consumarli entro la data di scadenza. Possiamo mangiarli o li dobbiamo buttare? La risposta cambia a seconda del tipo di alimento o della dicitura in etichetta (la data di scadenza degli alimenti).

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Da consumarsi preferibilmente entro: riguarda prodotti secchi che dopo quella data sono ancora commestibili anche se cominciano a perdere le loro qualità: il caffè in polvere perde l’aroma, biscotti e crackers sono meno fragranti ma non fanno male alla salute. Pasta, riso e farina fino a quando non si riscontra la presenza di insetti possono resistere molte settimane, perché la cottura elimina eventuali batteri.

Da consumarsi entro: è una frase invece da prendere con più attenzione. Riguarda ingredienti freschi, si può andare oltre di qaulche giorno non di più. Lo yogurth dura una settimana oltre il mese indicato sulla confezione, anche se cala il contenuto di fermenti lattici. Lo stesso per la pasta fresca confezionata. Il latte fresco dura due giorni in più della settimana ufficiale.

Per altri alimenti è bene rispettare la data in confezione: gli affettati oltre scadenza sono a rischio batteri. Salse, conserve e succhi possono irrancidire.

Su alcuni cibi addirittura è meglio anticipare la data di scadenza indicata. Le uova per legge scadono dopo 28 giorni, ma dopo 20 sono già a rischio batteri e salmonellosi. L’insalata in busta si deteriora facilmente: meglio consumarla entro il 5 giorno, non il 7 per non moltiplicare la carica microbica presente. Il salmone affumicato è a rischio batterio lysteria, quindi va anticipata di una settimana la data di scadenza che si aggira attorno al mese. Anche i formaggi freschi vanno anticipati di una settimana, mentre non ci sono problemi per quelli stagionati, salvo l’insorgenza di muffe.