Tatuaggi: cosa devi sapere prima di rimuoverli
Il tatuaggio che ti eri fatto a 18 anni non ti piace più e pensavi di cancellarlo? Non sei il solo: nel 2014 – secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) – le rimozioni di tatuaggi sono state 12mila.
Eppure cancellare un tatuaggio non è affatto una passeggiata. «Togliere un tatuaggio è molto più difficile che farlo, e non sempre è possibile riuscirci – afferma Luca Siliprandi, chirurgo plastico vice presidente di Aicpe -. I tatuaggi si fanno spesso da giovani senza pensare che è un segno che ci accompagnerà per sempre. Molti si stufano, cambiano gusti e passioni e quindi decidono di cancellare il disegno o la scritta. Alcuni lo fanno per lavoro: non avere tatuaggi o piercing è obbligatorio per chi decide di entrare nell’esercito o corpi di polizia, carabinieri, finanza».
Se decidessi di rimuoverlo, ci sono 10 cose che devi sapere.
1. La completa scomparsa non è sempre possibile. «Il laser non sempre cancella del tutto il tatuaggio, così come la gomma cancella il segno di una matita; l’efficacia del trattamento dipende da colore, profondità, densità e tipo di pigmento e dal fototipo del paziente, cioè dal colore della sua pelle (bianca, olivastra, nera)» afferma Siliprandi.
2. Rivolgiti solo a professionisti esperti del settore, in grado di proporre tecniche moderne, come il laser. «Al momento la tecnica più efficace è rappresentata dai laser q-switchati (laser Q-S), strumenti che producono un impulso laser di brevissima durata (nanosecondi, alcuni miliardesimi di secondo) – dice il vicepresidente di Aicpe -. Questo distrugge le cellule entro le quali sono accumulati i granuli di pigmento, spezzandoli in frammenti più piccoli (diametro variabile da 10 a 100 millesimi di millimetro) che vengono smaltiti nei liquidi corporei o da cellule migranti nel corso dei giorni e delle settimane successive. Ripetuti trattamenti, distanziati da un congruo periodo di tempo (in genere 45 – 60 giorni) per consentire la spontanea rimozione dei pigmenti, consentono di perseguire la progressiva scomparsa del tatuaggio».
3. Calcola bene i tempi, perché rimuovere un tatuaggio è un processo lungo: sono necessarie diverse sedute distanziate di circa 6-8 settimane. L’esposizione della cute trattata al sole o a lampade abbronzanti dev’essere evitata almeno per un mese, avendo cura, nelle corso delle prime esposizioni, di utilizzare creme a filtro solare ad alta protezione (filtri 30+-50+).
4. Non tutti i colori sono uguali. È difficile sapere in anticipo quante sedute serviranno per rimuovere un tatuaggio. Nei casi più facili variano da 3 a 5, mentre in quelli più difficili si arriva a 8-12 sedute. In una minima percentuale di casi il trattamento può essere insoddisfacente. Dipende da diversi fattori: il tipo di tatuaggio (quelli professionali sono normalmente più difficili da rimuovere a causa della maggior profondità del pigmento e della sua elevata densità); il colore: il verde, l’azzurro e soprattutto il giallo, sono molto difficili (a volte impossibili) da rimuovere, mentre il rosso, in alcuni casi, può scurirsi, per effetto di eventuali materiali ferrosi presenti nel pigmento. I tatuaggi più vecchi sono più facili da cancellare rispetto a quelli più recenti, perché il corpo ha già eliminato una parte del pigmento.
5. La durata di ogni singola seduta dipende dalla superficie del tatuaggio da rimuovere. Una superficie di 4 centimetri di lato viene trattata in una decina di minuti.
6. I tatuaggi cosmetici (sopracciglia, labbra, areole, camouflage di cicatrici) di colore rosa-marron-arancio, devono essere trattati con molta prudenza, effettuando test su piccole aree prima di procedere al trattamento completo, in quanto «contengono zinco e ossido di titanio e se trattati con il laser Q-S possono annerirsi irreversibilmente» dice lo specialista di Aicpe.
7. Il trattamento con laser Q-S è doloroso. Per ridurre il dolore viene di norma applicata della crema anestetizzante 30 minuti prima della seduta e durante il trattamento applicato del ghiaccio sulla cute.
8. La rimozione è più problematica per chi ha la pelle scura. «Chi ha la pelle olivastra, mulatta o nera o comunque di colore più scuro del tatuaggio da rimuovere corre un forte rischio di alterare la pigmentazione – spiega Siliprandi -. La rimozione è sconsigliata anche a chi ha la tendenza a sviluppare cicatrici ipertrofiche o cheloidee, a chi presenta infezioni attive della pelle. Attenzione invece a terapie farmacologiche o con farmaci foto sensibilizzanti.
9. Dopo il trattamento si formano sulla pelle delle bollicine. È indicato trattare la pelle con unguenti antibiotici e applicare una medicazione occlusiva con garza vaselinata per uno o due giorni, fino alla formazione delle croste.
10. In corrispondenza del tatuaggio rimosso, potrebbe rimanere una sorta di ombra chiamata “fantasma del tatuaggio”. Può durare alcuni anni o anche per sempre.